Dino Guidetti
( 1920, Club Owner )




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Sono nato nel 20. A sette anni, anche se la maestra disse a mio padre di iscrivermi ad una scuola di conto od economia, io andai alla scuola di musica ed imparai il violino. Lo chiesi a mio padre e lui mi mandò a Bologna dove imparai anche violoncello e contrabbasso.
I miei genitori avevano una bottega in centro città e io per molti anni ci lavorai.
Quando ci fu la guerra fui molto fortunato; infatti fui reclutato e messo ad occuparmi delle provviste e del reparto. Pure quando tutti dovettero prendere le armi io non andai mai alla guerra vera. Convinsi il mio superiore ad assegnarmi compiti organizzativi e non dovetti combattere.
Finita la guerra cominciai ad avere successo con la mia banda. In inverno a Reggio e d’estate in riviera.
Fui il primo ad avere una batteria nel gruppo. Comprai i pezzi dalla banda militare. Eravamo bravi e ci fu assegnato pure un premio ambitissimo.
Fu allora che il proprietario di una sala da ballo a Reggio mi chiese di prendere in gestione il suo locale.
Io non mi credevo capace ma lui si vede che vedeva qualcosa in me. Al termine del contratto dell’allora gestore mi fece firmare e quindi, oltre ad avere la mia Dino Guidetti cuban d.g.c band, che era la migliore band dancing in circolazione, divenni gestore di un ambito locale.
I tre anni successivi furono un successo e il contratto fu rinnovato. Quell’anno poi aprì l’Astoria Grand Hotel a Reggio ed il proprietario mi chiese di gestire la sua sala da ballo. Io non volevo ma lui quasi mi obbligò e quindi accettai.

Quegli anni furono molto proficui e decisi di vendere la bottega.
L’attività di famiglia infatti dava 1, la mia band dava 2, gestire i locali dava 100 o mille…mica 10 o 15 capisci.Quindi nel 55 con i soldi risparmiati mi comprai il mio primo locale.
Ai tempi lo chiamai Embassy e pian piano divenne anche il più caro in città. Mille lire che ora sono come 50.000 lire, come 25 euro. Tutti volevano frequentarlo e gli affari andavano divinamente. All’inizio si apriva la domenica; poi si aprì anche il venerdì e il sabato, nei pomeriggi e alla sera. I clienti facevano riservare i tavoli, la mia orchestra faceva due cambi d’abito a sera, avevo il mio sarto a vestirli. Si entrava elle nove e all’una era finito tutto, la gente aveva dai venticinque fino ai sessanta anni, I drinks più richiesti erano il Negroni, il Gin Fizz, l’Alexander, il Bellini direi.

Io divenni vicepresidente dell’associazione di intrattenimento da ballo e di spettacolo ed andai spesso a Milano. Le novità là arrivavano almeno 6 mesi prima, è sempre stata la capitale per musica ed intrattenimento. Sta di fatto che un giorno copiando l’esempio dei miei amici gestori milanesi, tolsi la band e misi il disc jockey. Tutti a Reggio mi presero in giro, avevo la migliore band dell’Emila per lo meno e io, pur continuando a pagarla fino al termine del contratto, la tenevo a casa. Il successo fù grande però. La discoteca prese piede come in tutti gli altri locali e pian piano molte abitudini cambiarono. Dal 72 quindi cambiai registro e il nome del locale divenne Number One.
Ho avuto anche quello che si chiama Vasco, sono passati qua molti disc jockey famosi e bellissime donne.
Ho ottantotto anni e, da quando ne avevo sette, penso che la musica sia la mia fortuna.


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